Paura [Spot di Sivaratri X cold bloody war (EVCZ)]

La ragazza stava camminando da sola quella sera. Era notte fonda ormai. Neanche la luna brillava pallida nel cielo, era luna nuova quindi era luna nuova. Pensava che non avrebbe mai fatto più quel tragitto da sola, per la paura che suscitava quella notte innaturale, con un silenzio tombale, quasi inquietante. Era una normale impiegata alle poste, era bella. I capelli biondi fluivano sul cappotto nero.Aveva un bel viso. Se fosse andata a fare il rovino per una modella, l’avrebbero presa. Ma a lei questo non importava affatto di quella professione, dicendone che era “un covo di raccomandate”.
Comunque, camminava velocemente quella notte per la paura. E questa crebbe di più quando dietro di sé sentiva dei passi che non erano suoi. Si fermò guardandosi in giro per vedere se c’era qualcun altro in quel luogo. Non c’era nessuno, ma si sentivano i passi cadenzati, lenti e rumorosi. Sapeva di non essere sola, ma aveva paura di chi fosse quella persona.

la paura… lui la sentiva, sentiva quella sensazioni dagli altri. Lui l’unica paura che aveva erano le ombre che erano diventate sue alleate. Quella sensazione non l’aveva più provata da quando era in prigione ma aveva sviluppato un’innata abilità a sentire quella di chi stava osservando. La guardava, nell’oscurità di quel luogo. L’aveva studiata e guardata tutto il giorno. Sentiva che lei era un animo debole,fragile come una statua di terra. Aveva deciso che sarebbe stata lei la prossima sua vittima. Quando si vuole tendere un agguato a una persona, si agisce con prudenza. Sapeva che faceva quella strada tutti i giorni. Si guardò in giro. Era notte fonda. Gli andava bene, anche se non disdiceva la pallida luce della luna. Comunque osservava la sua preda, la sua prossima vittima. Quindi iniziò a camminare per arrivare da lei. Erano passi volutamente pesanti, di quelli che incutono paura soltanto a sentirli. Vide che la donna si era fermata e si guardava intorno. Purtroppo per lei non lo poteva vedere; se fosse il contrario, lui si sarebbe stupito. E intanto ne sentiva la paura, quella paura che ti sale fra le ossa come un brivido. Andava bene.

La ragazza sentiva paura. Era sbiancata. Chi stava in giro a quell’ora? Comunque, aveva paura. Iniziò a correre via da quel posto, giurando che non avrebbe mai più lavorato fino a ora tarda. L’unica cosa che le interessava in quel momento era di fuggire da quel luogo spaventoso. Era avvantaggiata: non portava le scarpe con i tacchi, ma delle normalissime scarpe da ginnastica. Correva velocemente, dando di tanto in tanto un’occhiata dietro di sé. Si fermò alla fine della via. Era un incrocio buio. Comunque, c’era qualche luce qua e là. Comunque, regnava l’oscurità. Si piegò per riposarsi un attimo. Era rincuorata dal fatto che aveva ormai seminato quella persona che la stava inseguendo. Ma il terrore puro si instillò in quella quando sentì ancora quei passi pesanti. Come era riuscito a raggiungerla? Non lo sapeva. Stava ferma immobile a vedersi intorno. Stava sudando freddo per la paura. Chi era? Chi?

Sivaratri non era il primo idiota che passava di lì. Quando vide che la donna iniziò a correre dalla paura, il wrestler prese una scorciatoia al buio. Per questo, la donna aveva l’impressione di averlo seminato. Quando fece risentire i suoi passi, pesanti e udibili, assaporò la sua paura. Una delle componenti del buio è la paura. Gli serviva comunque. Si rallegrava quando sentiva la paura di quella ragazza, quella paura pura che ti agita le ossa fino all’anima. Quindi tornò a camminare verso della ragazza con quel passo pesante che fa paura a sentirsi. Ormai quella donna era in trappola e lui lo sapeva.

Si guardava intorno per capire dove fosse il suo inseguitore. Dopo poco tempo, comparve l’ignaro inseguitore. Era una sagoma oscura, tanto che la ragazza non capiva se fosse umano o cosa. Era molto veloce nel camminare, si stava avvicinando a lei con fare minaccioso. L’unica cosa che era visibile era un coltello. Scappò velocemente ancora ma il suo inseguitore era velocissimo. L’inseguimento terminò presto: svoltò a destra e finì in un vicolo cieco. Ormai era finita. Guardò il suo inseguitore implorante di non farle del male. Era ormai al capolinea.

Sivaratri decise di comparire agli occhi della sua vittima. Tanto, non rischiava la fotografia sulla retina. La ragazza era veloce. Ma il lottatore lo era di più, tanto che la stava raggiungendo. Aspettava che lei prendesse la via sbagliata. Non si aspettava che la prendesse subito. Era meglio, pensò, così risparmio tempo. Si era infilata in un vicolo cieco. Ora era finito l’inseguimento. La guardava e sentiva tutta la paura mista all’implorazione della ragazza. Prese il coltello. Una pugnalata. Due. Tre. Ormai è morta. Vedeva il sangue schizzare sulle pareti del vicolo, che si coloravano di rosso scarlatto, invisibile per chi arrivava lì, ma Sivaratri lo vedeva. Prese poi una tanica di benzina. Cosparse il luogo del liquido, dopo si allontanò. Prese una bottiglia incendiaria e la lanciò nel vicolo. Tutte le tracce della ragazza erano distrutte, polverizzate dal fuoco.
Ora aveva assaporato la paura di un debole che si crede forte. Ora deve passare a quella di un forte che è debole. Ci penserà il fuoco purificatore a fare il resto. La paura è stata sempre una componente del buio, non della luce.