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Born from moonlight, I'll be living like a God. {Spot Fargas Maniacs II}

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2006 00:46
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Antonio Fargas
19/12/2006 23:29
 
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“Mi ritrovo qui, sdraiato su di un letto con le mani dietro la nuca a contemplare la luna, fuori dalla finestra, così lontana, così inarrivabile, eppure allo stesso tempo così insignificante, forzata ad una esistenza monotona senza infamia e senza lode. Una satellite neanche in grado di splendere di luce propria, ma solo capace di oscurarsi quando entità maggiori fanno capolino all’orizzonte. Che tristezza.”

Proprio mentre i pensieri vagavano liberi nella mia mente una telefonata mi interruppe, afferrai l’apparecchio dal comodino e risposi, era Connor.

A: “Sono Fargas, dimmi.”
C: “Antonio, vorrei sapere come proseguono le operazioni, sei ancora sicuro o qualcuno cova qualche sospetto nei tuoi confronti?”
A: “No, no, è tutto ok, va tutto fin troppo bene guarda.”
C: “Ah, bene, senti ma adesso dove ti trovi? Ormai è oltre un mese che sei stato inserito nel giro e non ci hai ancora passato nessuna informazione rilevante, in compenso ci stai facendo buttare nel cesso un sacco di soldi.”
A: “Ehi senti bello, a me non fotte un beneamato cazzo di cosa tu pensi, quando avrò qualche informazione importante te la riferirò. Se vuoi aspettare è bene, altrimenti te ne puoi andare a fare in culo, chiaro? Oggi non sono dell’umore giusto, assolutamente.”
C: “Placa i bollenti spiriti amico, vorrei ricordarti che ho chiuso occhio più di qualche volta su i tuoi sgarri alla legge, e ti ho anche dato tutto ciò che ora possiedi, quindi se non vuoi trovarti una “casuale” ispezione nella tua villa, calmati.”
A: “Mi faccio sentire io.” Clic.

Connor, proprio un rompi scatole, ormai erano diversi giorni che mi contattava per delle informazioni, ma non ricevette mai quanto aspettato.
Anche se, forse, i suoi dubbi non furono poi così infondati. Era, infatti, trascorso un mese da quando venni incaricato di infiltrarmi nella J.T.R., Jay Taylor Records, una casa discografica di uomini di colore che destava non pochi sospetti.
Francamente fui abbastanza contrariato dall’immischiarmi in questa faccenda, la solita storia dell’uomo d’affari con loschi giri attorno a sè, ma alla fine fui obbligato.
Qualche uccellino sparse la voce che nei cd che la compagnia vendeva ci fosse qualcosa di strano, troppi soldi, troppa sicurezza, insomma, sicuramente non erano i soliti tipi dai vestiti larghi che scrivono pezzi in rima dalla mattina alla sera.

Arrivai una mattina da loro presentandomi come Dominique Minguez, un facoltoso uomo d’affari del sud, e feci subito capire che, qualsiasi cosa si stesse trafficando, io sarei voluto entrare in trattativa.
I primi tempi furono duri, fui seguito ovunque andavo e non riuscii a contattare mai Connor, tanto meno a trovare qualche prova interessante. Comunque, con un pò di furbizia ed un tocco di astuzia, fui in grado di insinuarmi tra le grazie del Boss, Jay Taylor.

I suoi discorsi però mi colpirono, parlai con lui come mai accadde durante le mie “missioni”, rimasi sbigottito.
Mi parlò del suo passato, di come lui si sentì usato dai suoi colleghi e di quanta sofferenza dovette affrontare per diventare ciò che era, un uomo rispettato e temuto da tutti, nessuno escluso.

Lì per lì però, non riflessi su quanto detto da Jay, almeno, non nella maniera giusta. Forse capì chi ero realmente, o forse no, ma mi aiutò, molto.

Naturalmente appresi subito quali fossero i suoi giri, i soliti, eroina, cocaina, donne, fumo, di tutto. Ebbi l’opportunità e le prove necessarie per contattare Connor, ma decisi di aspettare, non so perchè presi questa decisione, ma temporeggiai.

Proprio quella sera, pochi istanti prima della telefonata di Connor, venni a conoscenza dell’incontro programmato da Jay per vendermi la roba, ci sarebbero stati anche altri trafficanti, insomma, sarebbe stato un’incontro tra tutti gli “uomini d’affare” della città.
Tutto fu programmato per il giorno successivo al quale mi chiamò Connor, di notte.

Poco dopo aver chiuso il cellulare diedi un ultimo sguardo alla luna e chiusi gli occhi, cercando di riflettere con più calma sulla situazione.

“Connor, che bastardo, un uomo che rinfaccia sempre i favori fatti agli amici, vergogna. Non si meriterebbe altro che un poderoso calcio nei coglioni. Jay, che uomo, un pezzo grosso della criminalità organizzata, ma dalla grande intelligenza e del grande cuore. Sono indeciso.”

Mi addormentai.

Venni risvegliato diverse ore più tardi dall’incessante martellamento della suoneria del cellulare, al quale risposi non molto allegro.

A: “Chi cazzo è in piena notte?”
?: “Sono io Dominique, Jay.”
A: “Ehi, scusami Jay, non mi ero accorto fossi tu.”
J: “Non ti preoccupare. Senti, l’incontro è tra un’ora al molo 13, porta i soldi.”
A: “Sicuro, sono lì tra poco.” Clic.

Ancora un pò assonnato mi alzai dal letto e mi diressi in bagno per lavarmi la faccia, erano le tre e mezza del mattino. L’acqua congelata che sgorgava dal rubinetto mi rigenerò immediatamente, e con il viso ancora umido mi fissai allo specchio, negli occhi.
Tutti i pensieri si accavallarono nella mia mente in un lampo.
Presi il cellulare, chiamai Connor.

C: “Fargas, che cazzo vuoi alle tre del mattino?”
A: “Coglione, vestiti e scendi, ci incontriamo al molo 13.”
C: “Ma perchè? Mi vuoi spiegare?”
A: “Senti, io ho altri cazzi da fare, vuoi la soffiata? L’hai avuta. Ma ti avverto, vieni solo o quelli di crivellano di colpi.” Clic

Chiusi il telefono, ero particolarmente teso in quei momenti, la mia mente confusa, un mese di lavoro e di amicizie sarebbero terminati da lì a poco. Parlai con tanta gente, riflessi parecchio.

Tra un pensiero e l’altro il tempo volò e mi trovai, valigia alla mano, ad uscire dall’appartamento dove passai l’ultimo mese e mi diressi alla mia auto. Qualsiasi cosa sarebbe successa quella sera, io non avrei mai più messo piede in quella abitazione.

Notte fonda, nessuno affollava le strade di quell’oscura città, pertanto sfruttai a pieno i cavalli della mia Porsche Carrera cercando di divagare un pò dai mille pensieri che in quei momenti mi tormentavano.

In men che non si dica arrivai al parcheggio nei pressi del molo, nel quale lasciai la mia auto per recarmi al molo indicatomi.
Sfoggiai un abbigliamento di tutto punto, una piccola soddisfazione personale alla quale non volli mancare.

Tra un elogio e l’altro al mio vestiario con un sorriso sornione arrivai al posto dell’appuntamento, molo 13 in perfetto orario.
Lì trovai Jay Taylor ed altri tre uomini distinti, tutti dei grandi trafficanti di droga e quant’altro.

Non perdemmo tempo, demmo le valigie con i soldi a Taylor, in cambio ricevemmo una scatoletta piena di cd, una decina, tutti con all’interno un ingente percentuale di cocaina. Il resto lo saremmo venuti a ritirare in seguito.

Misi in nella giacca i cd ed a sorpresa uscii due pistole, puntandole contro i quattro presenti.

J: “Ehi, che cazzo fai Dominique?”
A: “Io? Nulla di strano. Connor! Vieni fuori, li ho beccati!”

Da un cespuglio poco lontano sbucò Connor, che con pistola alla mano mi affiancò puntando i delinquenti.

A: “Sai Con, mi dispiace che ultimamente abbiamo avuto qualche disaccordo, però adesso è tutto finito, ammanettali, son tutti tuoi.”
C: “Con piacere, Antonio.”
J: “Brutto figlio di puttana che non sei altro, dopo tutto ciò di cui abbiamo parlato.”
A: “Sai Jay, le tue parole non sono state vane, anzi, mi hanno aperto gli occhi.”

Bang.

Colpo alla nuca, uccisi Connor.

“Un brivido percorse la mia schiena, il sangue nelle vene mi si gelò, ma una sensazione di liberazione pervase il mio cuore. Le parole di Taylor non furono vane, anzi, mi fecero capire quanto la mia vita senza questa piaga di nome Connor sarebbe stata florida. Una vita senza più finzioni, una vita alla luce del giorno, una vita senza più mentire.”

A: “Scusa per averti sporcato di sangue la giacca Jay, te ne comprerò una nuova.”
J: “Ma...”
A: “So che sei rimasto sbigottito, ma era solo una finzione per mettere fuori gioco questo poliziotto, ora sono dalla tua parte!”
J: “Grande Dominique, sapevo che non mi avresti tradito!”
A: “Chiamami pure Antonio, io non tradirò mai un amico. Vieni qui, fatti abbracciare.”

Bang.

Un altro colpo partì dalla mia pistola, Taylor crollò al suolo.

“Ancora lo stesso brivido, mi sento eccitato, mi sento il vero ed unico padrone. Una vita senza più nessuno che mi dica cosa debba fare, e cosa no. Ora sono libero di agire come meglio credo.”

A: “Ops, mi spiace Jay, ma tu non sei mio amico, sei solo la concorrenza per i miei affari. Ah dimenticavo voi tre!Vi ricordate il mio nome?”
X, Y, Z: “Certo Signor Fargas.”
A: “Ottimo.”

Bang.
Bang.


“Ancora ed ancora lo stesso brivido, l’eccitazione è al massimo, il mondo è ai miei piedi, la concorrenza è stata distrutta.”

A: “Accidenti, hanno sbagliato. Tu, mio caro fortunato, sai il mio nome?”

L’uomo si inginocchiò tremando sussurrando il mio nome, ma purtroppo per lui, scossi la testa.

A: “Baciami i piedi, ti lascerò vivere.”

Subito la punta dei miei stivali venne baciata dallo sventurato trafficante, che con il tremore alle gambe rimase a testa china, ma per me non bastò.

A: “Io, Io sono l’unico Dio!”

Bang.

Il corpo esanime del trafficante mi si poggiò sullo stivale, ma con un calcione lo scaraventai in acqua. Dopodichè alzai lo sguardo, la luna non c’era più.

Io, come la luna, come il chiarore da esso riflesso mi sentivo usato, una pedina di un gioco più grande per il quale Io non avevo potere decisionale. Ma nella vita si cambia, si nasce e si cresce. Sono nato dal chiarore della luna, come una stella riflessa, ma vivrò come un Dio, come padrone assoluto della mia esistenza, come padrone dell’universo. Da ora, sarò io a muovere le pedine, sarò io il Creatore. Io sarò colui che sarà idolatrato. Da adesso l’unico Dio sarò Io.
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20/12/2006 00:46
 
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che spettacolo di finale, dà un tono differente all'intero spot.

Davvero, lo valorizza moltissimo, sono rimasto a bocca aperta. Questo voglio vedere da uno come te. [SM=g27811]
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