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Paranoico scivolio di fondo. [Spot Stivi x Maniacs II]

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2006 14:29
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Stivi / Canzano
11/12/2006 02:09
 
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Paranoico scivolio di fondo.

(La numerazione dei capitoli segue cronologicamente dallo spot precedente.)

04. La violenza come pratica quotidiana


Una sala da biliardo… Avventori con birre e precisione nelle mani… Biglie che si toccano una con l’altra, producendo rumori secchi…

Stivi osserva sua sorella e il suo amico Paul Haunt giocare a biliardo. Lo attira lo schiocco che fanno le palle toccandosi l’una con l’altra. Non gli interessano le geometrie, le strategie di gioco. Poco ci capisce anche del gioco. Tutto ciò che sa è che ci sono delle biglie colorate in due modi diversi, numerate dall’uno al quindici. E infine una biglia bianca, detta boccino. Si sta annoiando, non fosse per la birra che tiene in mano e scola a intervalli regolari, suo unico sfogo.

Paul colpisce mediante la stecca il boccino, il quale rimpalla sulla biglia numero sette, gioco di sponda, ed ecco che la biglia si infila lentamente nella buca centrale.

“Che botta di culo,” sentenzia Melody.

“Che cazzo dici? Era calcolato.”

“Non ti credo.”

“Non mi credi? Atea!!”

La birra è terminata, l’ultimo goccio prosciugato; come se fosse evaporato, si è trasferito dal recipiente di vetro al suo recipiente di succhi gastrici. Una birra schifosa, che sa di rancido. Non fosse per la noia che gli procura quel gioco, non l’avrebbe mai bevuta fino in fondo. Ma adesso, mentre si rigira fra le mani la bottiglia vuota, è solo la noia a farla da padrona.

Paul: “Attenta a questo tiro: la cinque in buca d’angolo, in alto a sinistra.”

“Figurati, non ce la farai mai. Anzi… se la fai pago da bere a tutti e tre, a fine partita.”

“Giuralo.”

“Lo giuro!”

Stivi guarda le palle da biliardo.

Parte il tiro: il boccino colpisce la biglia numero cinque, che finisce con vigorosa lentezza nella buca prestabilita.

Stivi continua a guardare le palle da biliardo. Un sorrisetto compiaciuto gli si allarga sulle labbra, un po’ obliquo e un po’ furbesco.

Paul sentenzia: “E adesso… paghi da bere, mia cara.”

“Non adesso. Ho detto finita la partita. Dopo che avrò vinto, intendo.”

“Sì, figurati. Sono passati gli anni della bambina sognatrice. È ora che cresci, Melody. Ora è il tempo della vita adulta, dove c’è solo una cosa da fare: accettare… la… realtà.”

“Ma risparmiami la tua filosofia da un nichelino, Kant dei poveri!”

Ma sì, pensa Stivi. Sarebbe un bel gioco. Migliore di questo.

Stivi si alza dallo sgabello da dove ammira, detestandola, la partita. Si avvicina al tavolo da biliardo, e afferra una palla, cominciando a palleggiarla nel palmo della mano destra. L’ha scelta a caso, senza un criterio: biglia quindici; spessa riga bordeaux in campo bianco.

Melody lo sgrida: “Dai Stivi, lascia stare! Stiamo giocando!”

Stivi continua a palleggiare la biglia numero quindici nel palmo della mano destra.

“Stivi, dai, rimettila a posto, per favore.”

Ancora palleggi.

“Okay, lo so che questo gioco non ti piace, ma non rovinare la serata a me e Paul in questo modo.”

Stivi non sembra ascoltare la sorella. Ad un tratto, smette di palleggiare la sfera, si porta una mano all’angolo della bocca, alza la testa verso il soffitto, e ad occhi chiusi urla a squarciagola: “Palla!”

A questo punto la scaglia con violenza contro Paul, colpendolo al collo. Il suo amico cade per terra, contorcendosi per il dolore. Sua sorella gli sta urlando addosso qualcosa, ma lui non la sente. Nella sua mente, si convince che lei lo stia incitando a rifarlo, godendo anche lei del più interessante nuovo gioco. Anche Paul sembra gradire: il modo in cui si contorce per il dolore ne è un chiaro segnale; dopotutto, cos’è il dolore se non una scarica di immenso piacere? Tanta approvazione lo persuade a proseguire. Prende una nuova biglia, numero tre, e stavolta senza annunciarla, la scaglia. Paul, che nel frattempo si è rimesso in piedi, viene raggiunto all’altezza della guancia, perde nuovamente l’equilibrio, e cade su di un tavolino, fracassandolo. Nuovo dolore/piacere per Paul; nuove grida di incitamento, non udite, da parte di Melody. Biglia undici: dritta sulla schiena di Paul. Biglia nove: all’altezza del ginocchio. Biglia dieci: colpito in pieno lo sterno. Lancerebbe ancora se qualcosa non lo prendesse da dietro e lo scaraventasse a terra con violenza, vicino ad uno sgabello. Stivi prende in mano lo sgabello, e sembra volerlo spaccare sulla testa di colui che ha interrotto il suo gioco. Invece gli si avvicina e glielo porge.

“Spaccamelo sulla schiena.”

L’avventore è interdetto.

Stivi, girandosi e dando la schiena all’uomo: “Avanti…”

L’uomo è paralizzato dall’imbarazzo che quella scena assurda gli suggerisce.

“E allora, brutto stronzo di merda, vuoi darti una mossa?”

Sarà la parola stronzo, sarà la violenza con la quale Stivi lo ha incitato… Successivamente non saprà dire perché l’ha fatto. L’ha fatto e basta: un colpo violento sulla schienza di quello strano ragazzo, fracassandogli addosso lo sgabello.

Stivi si contorce al pavimento, in preda ad una sensazione mista tra dolore e piacere.

“Olè…” esclama, con un filo di voce.

Melody gli si avvicina, preoccupata.

“Che ti succede, Stivi? Prima quelle pause che hai, poi la violenza ingiustificata, adesso pure il masochismo. Tu non stai bene.”

Stivi, alzandosi con fatica, assaporando quel momento d’estasi: “Ma che dici? È solo un gioco. Il dolore, la violenza sono uno spasso!”

Melody indietreggia. “Stammi lontano, Stivi. Tu sei malato… Stammi lontano. Anzi, fammi un favore: vattene via. Esci dalla mia vita.”

“Ma Melody…”

“ESCI DALLA MIA VITA!!!”

La guarda andar via. Girargli le spalle. Dopo tutto quello che ha fatto per lei. C’è solo una sensazione dentro di lui: rabbia.



05. Paranoica solitudine da motel


Una squallida stanza di motel… Odore stagnante di chiuso… Insopportabile aroma di sudore rancido…

Stivi, la cornetta premuta sull’orecchio, parla al telefono.

“E così, ho dovuto sistemarmi in questa topaia, momentaneamente. Mi ha sbattuto fuori di casa senza il minimo ripensamento. E questo dopo che io mi sono fatto buttare fuori di casa dai miei per difenderla. Bella gratitudine. Fa più male di un pugnale infuocato piantato nella schiena. Ho ancora negli occhi la sua faccia mentre mi urla di uscire dalla sua vita. Faccia cattiva, crudele. Capisci? Comprendi a che punto è arrivata? L’ho difesa di fronte ai genitori, sono quasi morto nel tentativo di redimerla da quella brutta professione. Sai che ti dico? Le si addice: puttana è e puttana rimarrà sempre. Ce l’ha scritto nel DNA.”

Dalla cornetta, il segnale della linea libera, singhiozzante. Non c’è nessuno dall’altra parte, a fare conversazione. Né mai c’è stato.

“È un dolore strano, perché non è fisico. Non provoca piacere, ma solo lacerazione interiore. Avevo imparato a fregarmene del dolore; di più: a ricercarlo perché mi provocava piacere. Per quello fisico, è ancora così: un pugno, una bottiglia rotta sulla testa; ah, che balsamo! Ma tramutare la sofferenza morale in piacere… questo no, non mi riesce. Rimango qui, a macerarmi nella mia solitudine. Io, capisci? Che dovrei essere ringraziato per tutta la vita per quello che ho fatto, messo sopra un piedistallo e idolatrato. E invece no: messo da parte, abbandonato come un vecchio cane pulcioso. In questa topaia. A gestire un destino che, giorno dopo giorno, sembra sfuggirmi di mano. Sai cosa diventa tutto questo? No, non piacere. Diventa rabbia.”

Fuori, la città è assolata. Non calda, ma nemmeno gelida da essere insopportabile. Le tapparelle abbassate a metà fanno trasparire un po’ di luce solare, creando un gioco di luci e ombre suggestivo, che quella squallida stanza di motel di bassa lega rende vano.

“Mi sono scolato mezza bottiglia di whisky, ho mandato in mille pezzi lo specchio del bagno con un pugno. Dicono che porti male rompere uno specchio, ma cosa può succedermi peggio di così? Sono sul fondo dell’oceano, ancorato ad esso da un’enorme masso inamovibile, e attendo che da un momento all’altro mi manchi l’ossigeno nei polmoni. Ma ti stavo dicendo dei miei tentativi per sbollire la rabbia… Beh, non è bastato fare quello. Ho divelto a calci il lavandino del bagno, ma anche quello è stato inutile. La rabbia c’è ancora, cresce ogni secondo che passa. Ho solo un modo per superarla. Fargliela pagare.”

Dalla cornetta sente giungere una voce, una voce che è solo nella sua testa: “Fallo. Non esitare.”

“Come hai detto? Non credo di aver capito…”

Ancora dalla cornetta, ancora dalla sua mente malata: “Fallo.”

Fallo.
Non esitare, non ha nessun senso.
Fallo.
Liberati dalla rabbia, liberati delle tue pene morali.
Fallo, fallo, fallo.
Con qualunque mezzo, qualunque sia la tua idea di rivalsa.

Stivi rimane un attimo con la cornetta a mezz’aria, riflessivo e un po’ sorpreso. La cornetta piange il singhiozzo di libertà della rete telefonica.



06. “Brucia, strega. Brucia.”



Determinazione… Rabbia che giunge alla massa critica… Concentrazione, è necessaria la massima concentrazione…

Rubare un’auto non è un’operazione difficile, e Stivi lo sa. Prima di tutto bisogna scegliere un modello che non sia vistoso o costoso, per evitare la noia della presenza dell’allarme. In questo è fortunato: il parcheggio del motel non solo è incustodito, ma presenta un campionario di vecchie auto scassate, ruggine laddove dovrebbe esserci vernice. Per appropriarsene gli basta seguire le semplici regole che gli ha più volte elencato il suo amico Richie. Ora lui si trova in qualche umida cella, a scontare la pena per spaccio di eroina, ma prima di vedersi i ceppi attorno ai polsi, gli ha spiegato alcuni punti basilari, sufficienti per riuscire nell’intento.

Come spaccare il finestrino con una gomitata senza ferirsi.
(eseguito)
Come togliere il rivestimento in plastica sottostante al volante.
(eseguito)
Quali fili collegare uno con l’altro per ottenere l’accensione del motore.
(eseguito)

L’auto si mette in moto non appena i cavi vengono a contatto. Questo deve avere a che fare con la magia nera, pensa. Ingrana la retromarcia, compie manovra e si inserisce in strada. La rabbia gli fa tremare le mani, tamburellare indice e medio sul volante in maniera nervosa. Non è sicuro che la strada che sta percorrendo sia quella giusta, ma ha l’impressione che il sentimento di rivalsa sulla sorella lo aiuterà a giungere da lei in fretta.

Concentrazione, è necessaria la massima concentrazione… Concentrati, idiota… Quello che devi fare…

Ad un tratto, senza avvisi, la concentrazione si dissolve, così come la strada davanti a sé: il serpente d’asfalto scivola in un tunnel buio, alla ricerca del suo oblio. Ha appena il tempo di pensare: No, non ora. Poi: catatonia.

Si risveglia per un movimento spontaneo della sua gola, che deglutisce il rivolo di sangue che gli scende dalla fronte. Sapore ferroso. Si porta una mano alla ferita e la ritira sporca di tintura scarlatta. La vista del proprio sangue gli fa ricordare il volo, Hugh Perenzio, le conseguenze, tutto… Fino alla cacciata subita dalla sorella. “ESCI DALLA MIA VITA!” Ora vi rientrerà, da una porta secondaria. Rabbia. Rabbiosa rabbia di ragazzo arrabbiato.
È finito in un fossato, la macchina ha subito vari danni, ma la cosa non lo tocca minimamente: è comunque rubata, non gli appartiene. Scende dall’auto, guarda la strada sgombra di macchine. Se qualcuno l’ha visto, nessuno si è preso la briga di soccorrerlo. Meglio così, sarebbe stato solo d’intralcio.
Manca meno di un’ora al tramonto. Deve fare in fretta.

Giunto all’appartamento della sorella, la rabbia e qualcosa di più, un misto di furia cieca e di mera eccitazione, fanno sparire la stanchezza degli arti inferiori. La porta dell’appartamento è chiusa a chiave, ma questo non è un problema. Conoscendo le abitudini di Melody, adesso lei starà sicuramente dormendo, aiutata dai sonniferi per sconfiggere la sua cronica insonnia. Richie gli ha anche insegnato come usare una carta di credito per forzare la serratura di una porta, roba da film hollywoodiano, ma lui ne è sprovvisto, dunque sarà costretto ad usare metodi più brutali. Una semplice spallata, e la porta si spalanca, invitandolo ad entrare.

Melody è distesa sul letto. Il suo volto è intrappolato in una serie di rughe da riposo sofferto. Lunghi capelli biondi, una forma sinuosa sotto alle coperte. Guardarla così gli fa quasi perdere la sua occasione di rivalsa. Per un attimo sente: tenerezza, empatia, pietà; ma la lancetta dei secondi compie mezzo giro ed ecco tornare la rabbia.

Concentrati, idiota… Concentrati, maledetto idiota… Quello che devi fare…

Dalla cucina ha preso una bottiglia di whisky. Solitamente sua sorella lo accompagna ai sonniferi. È finita dritta all’ospedale un paio di volte a causa di questo suo vezzo. Prende un panno, lo bagna con l’alcolico, poi lo pressa ben all’interno della bottiglia. Con lo Zippo, da fuoco al panno, quindi lancia la bottiglia per terra ai piedi del letto, fracassandola. Il fuoco si avventa con allegria alle lenzuola, e Stivi osserva le fiamme lambire il corpo di Melody.

La potenza del fuoco!
(Non ora, idiota!)
La sua vivace potenza distruttrice!
(Non è il momento!)
Un nuovo gioco, rosso e caldo!
(Devi andare via!)

Pensa:
Brucia, strega. Brucia.

Quindi esce dall’appartamento.

In strada… Fumo dalla stanza della sorella… Qualche grido d’allarme, acuti di donne, ma nessuno appartiene a Melody…

Un attimo dopo il fumo avvolge ogni cosa: il mondo, la sua coscienza; per un nuovo vuoto; piacevole ed infinito.



07. Stivi va a morire.

Due settimane dopo...

Rimorso… Tutto ciò che sente… Un’immagine di giovane uomo riflessa nell’acqua calma di un lago artificiale… Tutto ciò che vede…

Stivi guarda il gemello acquatico, e questi lo osserva di rimando. Su quella passerella che porta fino a quasi metà del laghetto, lui non ode nulla, se non il deprimente sottofondo del suono del rimorso. Che suono ha il rimorso? si chiede. Un suono fastidioso e lugubre, come di un milione di porte che sbattono assieme, appena appena fuori sincronia, creando una fastidiosa sensazione di rimbombo nella testa. Non ha dimenticato la bellezza del fuoco, il suo luccicare festoso mentre compie la propria opera di distruzione; ma ciò che ha distrutto è ciò che ora gli manca di più. Potenti proprio come una fiamma che arde, i ricordi lo hanno invaso, colmandolo di nostalgia; e i ricordi peggiori sono stati quelli lieti, scultori di una Melody adolescente e felice, bella e spensierata come mai più sarebbe stata nel corso della sua breve vita. Melody che si vergognava di aver preso un bel voto in un compito in classe, copiandolo; Melody che non ricordava dove aveva messo questo, quello o quell’altro e che terminava la sua indagine con un gesto vago della mano, come a dire: salterà fuori da solo; Melody che credeva all’esistenza del Piccolo Popolo che animava le leggende irlandesi; Melody che leggeva e leggeva e leggeva sempre, qualsiasi cosa, anche gli opuscoli, ma leggeva; Melody che protestava con sua madre perché usava il veleno per ammazzare le formiche che entravano in casa. Quella Melody. Una Melody irrecuperabile.

Non ha una tomba dove piangerla. Ha girato i due cimiteri della città, e altrettanti nelle città vicine, ma non ha mai trovato il nome, la sua foto su nessuna lapide. La tomba di sua sorella è un buco nella sua testa; ogni volta che percepisce un vuoto giungere, lui cerca quel barlume di lucidità per salutarla, come se quel fastidio che gli è stato procurato nel cercare di redimerla, sia la cosa che lo avvicina di più a lei.

Melody è un buco nella mia testa.

Fa freddo. Dentro e fuori. L’acqua del laghetto gli permette che lui si specchi, senza proteste. Intorno, il mondo, il giorno che scorre hanno perduto importanza: orpelli per i sani di cuore, dalla mente sgombra. La sua, di mente, sgombra non lo è.

(Melody è un buco nella mia testa…)


I pensieri la intasano, e lui è stufo di pensare, stanco di dover impegnare se stesso in dolorose deduzioni del suo insano gesto. Si sente come un isolano sulla terraferma, e gli manca il mare… Il mare è Melody…

(Melody è un buco nella…)


Melodia… Il suo nome…
Non c’è melodia in lui, non oggi. Non c’è stata melodia quel giorno che gli ha tolto la vita, disponendone. Per un attimo, lo ricorda bene, lo ha anche pensato: l’armonia delle fiamme che diventava suono, canzone. Ma era stato un pensiero ridicolo, della sua mente macchiata da insane spinte. Il fuoco l’origine del suo male; l’acqua come fonte di rinnovamento ed espiazione. Pensando a ciò che ha fatto, pensando a ciò che sua sorella è diventata per mezzo della sua mano assassina.

(Melody è…)


Sì. Prima il fuoco, ora l’acqua. Se pensa davvero che gli opposti si attraggano (ma ne sono convinto fino in fondo?), allora questo sarà il suo personale anello di ricongiunzione con sua sorella. E allora compie il gesto doveroso: si getta nell’abbraccio delle acque gelide del lago. Ma la mente, come per un dispetto, ancora non diviene sgombra. Pensa un nome e un nome soltanto.

(Melody…)


acque gelide raccolte attorno al suo corpo/corpo inerte che cerca di non sopravvivere/sopravvivere è un peso che lo attira ad annegare/annegare il ricordo delle sue colpe/colpe nel fuoco che brucia il corpo di una giovane vita/vita magari grigia, ma pur sempre esistenza degna/degna è la pena che adesso sta a sè stesso donando/donando la pace ad una mente distorta dal dolore/dolore che non è piacere/piacere perduto in qualche anfratto del suo animo/animo tetro di giovane sconvolto/sconvolto nell’acqua che sfiora le mani/mani che arrivano a sottrarlo dall’acqua/acqua che si allontana, si trasforma, diviene aria/aria che non è sufficiente per espiare/espiare è divenuto un proponimento rimandato

Sputa un po’ d’acqua… Poi un altro po’… Sente il gelo dell’aria che sbatte sui suoi vestiti fradici… Vede il volto dell’uomo che lo sottratto alla sua espiazione…

“Perché… l’hai… fatto?” dice, a fatica.

“Dico, ragazzo, sei impazzito?” gli chiede l’avventore con una profonda voce e un tono concitato. Sembra un padre preoccupato per il proprio figlio. “Ti fa così schifo vivere?”

“Sì…” In uno strascico, quasi un frusciare di foglie.

“Perché?”

“Ho fatto una brutta cosa… un'orribile cosa…” Stivi si sente come se gli stessero prendendo a calci il cranio, dall’interno.

“Che cosa?”

“Una cosa… cough! cough! … orribile…”

“Non ne vuoi parlare?”

Stivi scuote la testa. Gli duole da impazzire, eppure non ne ricava piacere. Il suo masochismo si manifesta in maniera irregolare.

“Una cosa orribile… ma non è stata colpa mia…”

“Di chi è stata la colpa, figliolo?”

Quei calci dall’interno della testa… Qualcosa che ha già sentito… Il volo da quattro metri d’altezza… Hugh Perenzio…

D’improvviso, la rivelazione. Si mette a sedere, sbarra gli occhi per lo stupore di quella nuova coscienza. Afferra il suo salvatore per il soprabito. È fuori di sé, incapace di controllare le proprie emozioni.

“Hugh Perenzio! È stato lui, sì! Quel giorno, al telefono! Quella voce! Fallo, fallo, mi dice! Perenzio, sì… Perenzio…”

“Chi è questo Perenzio, figliolo? Di cosa stai blaterando?”

Ma Stivi già non lo ascolta più, abbandonato ad un nuovo vuoto.

Lì, seduto sulla terra brulla… L’aria gelida che sbatte sui suoi vestiti bagnati… aria inascoltata…

[Modificato da stivi handler 11/12/2006 2.34]

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nn l'ho ancora letto, ma sembra piuttosto interessante questa idea dei capitoli... [SM=x1183762]
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qualcosa di più semplice non lo potevi fare... cioè cosi tanto per far vincere me [SM=x1183776] [SM=x1183766]
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ma scusate un attimo.... ancora Stivi deve passare Semifinale e Finale perchè gia Maniacs? [SM=x1183787] [SM=x1183761] [SM=g27820]:
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Re:

Scritto da: Cangus 11/12/2006 17.25
ma scusate un attimo.... ancora Stivi deve passare Semifinale e Finale perchè gia Maniacs? [SM=x1183787] [SM=x1183761] [SM=g27820]:

Domanda lecita a cui rispondo:
1) se Stivi vincesse il torneo, questo spot gli varrebbe per un Match contro Ichi;
2) se Stivi perdesse e uscisse, questo gli varrebbe per un altro Match.

Infatti tutti coloro eliminati dal torneo di Death Shiver dovranno ad ogni modo spottare entri la Dead Line prestabilita. Infatti, chiunque avrà un suo Match a Maniacs II.
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Re:

Scritto da: Cangus 11/12/2006 17.25
ma scusate un attimo.... ancora Stivi deve passare Semifinale e Finale perchè gia Maniacs? [SM=x1183787] [SM=x1183761] [SM=g27820]:



sempre il solito Clà... [SM=x1183765] [SM=x1183766]
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Re: Re:

Scritto da: TheLT 11/12/2006 17.40
Domanda lecita a cui rispondo:
1) se Stivi vincesse il torneo, questo spot gli varrebbe per un Match contro Ichi;
2) se Stivi perdesse e uscisse, questo gli varrebbe per un altro Match.

Infatti tutti coloro eliminati dal torneo di Death Shiver dovranno ad ogni modo spottare entri la Dead Line prestabilita. Infatti, chiunque avrà un suo Match a Maniacs II.



Si. E fin qui ci sono. Ma fare prima lo spot per la semifinale? XD
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Re: Re: Re:

Scritto da: Cangus 11/12/2006 17.52


Si. E fin qui ci sono. Ma fare prima lo spot per la semifinale? XD



Lo spot era pronto già da qualche giorno. Per il minispot, è praticamente fatto, devo solo ritoccare qualcosa!
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: stivi handler 11/12/2006 18.42


Lo spot era pronto già da qualche giorno. Per il minispot, è praticamente fatto, devo solo ritoccare qualcosa!



Ma sei una fucina di idee XD
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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Cangus 11/12/2006 18.57


Ma sei una fucina di idee XD

Minchia ma serio!
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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Cangus 11/12/2006 18.57


Ma sei una fucina di idee XD



La storia di Stivi (anche oltre questo spot), l'ho già progettata abbastanza. Diciamo che ci vivrò bene per una latro paio di spot, poi ci saranno cose da riconsiderare!
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: stivi handler 11/12/2006 19.22


La storia di Stivi (anche oltre questo spot), l'ho già progettata abbastanza. Diciamo che ci vivrò bene per una latro paio di spot, poi ci saranno cose da riconsiderare!



un altro paio di spot quindi semifinale finale... mmm XD
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piacevolmente sorpreso dalla lettura, questo spot è veramente bello. [SM=g27831]

Altre parole sarebbero di troppo per esprimere i miei complimenti, ti dico solo che sono rimasto sorpreso piacevolmetne, ma veramente tanto! [SM=g27811] [SM=g27831] [SM=g27811]
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Re:

Scritto da: HHHThegame 19/12/2006 16.13
piacevolmente sorpreso dalla lettura, questo spot è veramente bello. [SM=g27831]

Altre parole sarebbero di troppo per esprimere i miei complimenti, ti dico solo che sono rimasto sorpreso piacevolmetne, ma veramente tanto! [SM=g27811] [SM=g27831] [SM=g27811]



Contento del tuo euntsiasmo!!! [SM=x1183785]
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fantastico questo spot, anche perché mi ricorda moltissimo un libro di Stephen King, che è il mio autore preferito (diciamo era, perché negli ultimi 6 anni non mi ha più appassionato).
Anche Melody mi pare un nome familiare, ma non ricordo da dove provenga.

Davvero molto buono, davvero verrebbe fuori un grande libro con la storia di Stivi. Ora la storia si sta facendo sempre più chiara.
Inoltre il fatto che ogni capitolo abbia la stessa lunghezza è una cosa che mi piace molto perché trovo il tutto lineare.

Bravissimo!
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