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A difficult day ( spot Mark Harrison per Death Shiver)

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2006 13:11
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Mark Harrison/Jonathan Garrett
04/12/2006 20:45
 
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New York, inverno 2005

Si avvicinava il Natale.
Era facile capirlo guardando New York: tutta la Grande Mela sembrava risplendere di luci colorate, e da tutte le parti sembravano spuntare addobbi e alberi di Natale. Sopra tutti risplendeva quello immenso del Rockfeller Center, che attirava tutti i turisti come una calamita.
I negozi erano rigonfi di gente allegra, ed in generale l’intera città sembrava trasudare un’aura di allegria per le feste imminenti.

Bastava però andare oltre quella facciata per trovare quelli per i quali il Natale sembrava non arrivare mai. Nei bassifondi l’aria era tetra come sempre, e la gente era troppo impegnata a cercare di sopravvivere per pensare alle feste.

Mark si sentiva decisamente più fortunato di molti di loro: prima di tutto aveva una casa dove ripararsi dal freddo, e la stessa cosa non si poteva dire per fin troppa gente; poi aveva un lavoro, che, pur non rendendogli molto, gli permetteva almeno di portare qualcosa da mangiare a casa, di pagare l’affitto e le bollette, anche se con un po’ di ritardo. E, soprattutto, aveva una famiglia ad aspettarlo, qualcuno per cui valeva la pena di continuare quella vita di schifo. Si, decisamente poteva dire di non essere del tutto sfortunato, anche se per un ragazzo di 19 anni la vita avrebbe potuto dare anche di più.

Quella sera era appena tornato da un negozio di alimentari; anche se nella busta che teneva in mano non c’era poi molto, sarebbe bastato loro per qualche giorno. Tanto erano abituati a non mangiare troppo.
Appena entrato in casa Mark andò subito in cucina per ricevere la migliore delle accoglienze: un sorriso di sua sorella Jenny. La più piccola della famiglia aveva solo dieci anni quando i loro genitori erano morti, e praticamente l’avevano cresciuta lui e suo fratello; grazie ad un bel po’ di sacrifici di entrambi ( Brett, oltre ad andare a scuola, svolgeva anche una serie di lavoretti quando poteva, lui aveva smesso di andarci e si era trovato un lavoro al porto) erano riusciti a pagarle gli studi e a farle fare una vita almeno dignitosa; a ripagarli bastava vedere il suo splendido viso sorridere.

Quella sera però Mark vide subito che qualcosa non andava: la ragazzina bionda era seduta al tavolo della cucina, con la testa appoggiata alla mano, e dai segni rossi che aveva sugli occhi sembrava aver pianto.
- Sorellina, che cos’hai?- chiese Mark sedendosi vicino a lei,- Cosa ti è successo?
Jenny alzò gli occhi e guardò Mark con uno sguardo triste, poi disse:- Mark, sono disperata! Oggi pomeriggio ero a mettere ordine in camera, e in uno dei cassetti di Brett ho trovato…ho trovato…- non riuscì a finire la frase, ma estrasse una bustina di plastica dalla tasca del grembiule da cucina che indossava e la passò al fratello

Mark, vedendo che conteneva una polverina bianca, sentì subito suonare un campanello d’allarme nella sua testa; quando poi lo aprì ed assaggiò il contenuto non ebbe più alcun dubbio: eroina.
- E’ quello che pensavo, vero?- chiese Jenny che sembrava sul punto di rimettersi a piangere.
Per tutta risposta Mark le chiese:- Dov’è Brett?
- Ha detto che sarebbe andato al porto perché doveva fare un lavoretto, ma non so se è la verità…
Si, il posto poteva anche essere quello giusto. Visto che era piuttosto improbabile che suo fratello si drogasse di persona, dato che gli sarebbero mancati i soldi per farlo, se come pensava era stato agganciato da uno spacciatore la zona del porto era la più probabile.
Mark abbracciò dolcemente la sorellina e le disse:- Stai tranquilla e smetti di piangere. Lo vado a pendere.



Mark aveva visto giusto: quando arrivò al porto non ci mise molto a individuare il fratello; era all’incrocio tra due vicoli, e parlava con un tipo dall’aria poco raccomandabile; vestito con una giacca di pelle nera e con il volto pallido ed emaciato, aveva proprio l’aria dello spacciatore; quando lo vide mettere nelle mani del fratello un’altra busta di plastica e vide quest’ultimo consegnargli alcune banconote capì che era il momento di intervenire, e si avvicinò con aria indifferente.

Quando lo vide Brett trasalì, ma prima che potesse dire qualunque qualcosa lo spacciatore disse a Mark:- Gira al largo, amico. Per stasera non ne ho più. Torna domattina e ti farò trovare un po’ di rob…
Non riuscì a finire il discorso che il pugno di Mark era già affondato nel suo stomaco, lasciandolo senza fiato; subito dopo il ragazzo disse al fratello:- Dammi quella busta e vai ad aspettarmi in cima al vicolo; arrivo fra due minuti. Non muoverti di lì.
Spaventato, Brett mise la busta di eroina nella mano del fratello e corse via nel vicolo.

Nei successivi due minuti lo spacciatore rimpianse decisamente di aver assunto quello sbarbatello perché lo aiutasse a vendere la roba: dopo il sesto smise di tentare di fermare i pugni che gli arrivavano, e dopo il decimo smise di contarli. Alla fine, con il volto gonfio e lo stomaco dolorante, si ritrovò sbattuto contro un bidone dell’immondizia; Mark lo afferrò subito per il bavero della giacca e lo tirò su ringhiando:- Ascoltami bene, pezzo di merda: io già normalmente detesto la tua categoria per motivi personali; se poi vi vedo sfruttare i ragazzini avrei voglia di schiacciarvi con un rullo compressore. Immagina un po’ cosa farei se uno dei ragazzini in questione è mio fratello!

Lo spacciatore cercò di divincolarsi, ma Mark gli piantò un ennesimo pugno nello stomaco che lo fece piegare in due, poi lo tirò di nuovo in piedi e ricominciò:- Immagino che tu abbia capito che il contratto di Brett è appena scaduto, ma voglio dirti un’altra cosa: io qui al porto ci lavoro, e se per tua disgrazia ti vedo di nuovo da queste parti a rovinare la vita a qualche altro ragazzino non mi limiterò a fare questo!- e gli infilò in bocca di forza la bustina di droga, tenendogli poi stretta la faccia finché non fu sicuro che l’avesse ingoiata; infine lo alzò di peso e lo infilò di testa nel bidone urlandogli:- Lì dentro ti sentirai a casa tua!- e se ne andò.



Per tutta la strada verso casa i due fratelli non si rivolsero la parola; solo quando furono davanti alla porta di casa Mark fece a Brett la fatidica domanda, della quale però conosceva già la probabile risposta:- Perché l’hai fatto?
Il volto di Brett si incupì ancora di più:- Perché non sopportavo più questo schifo di vita, di vedere te che lavori come un disgraziato per portare a casa pochi spiccioli, di vedere Jenny andare in giro vestita come una mendicante! Credevo di poter fare abbastanza soldi per toglierci dai guai!
Nonostante tutto Brett non poté fare a meno di sorridere: quel suo fratellino non sembrava capire bene quello che aveva combinato, ma nella sua ingenuità era veramente generoso:- Sei il più pazzo eroe che conosca! Vieni qui, scemo!- e lo abbracciò; dalla sensazione di umido che sentì sulla spalla capì che stava piangendo.
- Vedrai che prima o poi la fortuna si ricorderà di noi!- gli disse, poi, cingendogli le spalle con un braccio, aggiunse ridacchiando:- Andiamo, Jenny avrà già preparato la cena! Contrariamente a qualcun altro, ho una gran fame!
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Desperation Iron Man Champion
07/12/2006 13:11
 
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Questi work mi ricordano un handler che ebbi la fortuna di conoscere un annetto fa ed ora non so più se nemmeno handlera più. L'idea c'è, lo stile è da aggiustare ma te sei la persona che più di tutte ha sfruttato appieno la pagina scrivendo molto. Sperando che non ti sprechi strada facendo, ti dico prosegui su questa strada Marco. [SM=g27811]
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