| | | OFFLINE | | Post: 2.070 Post: 18 | Registrato il: 18/10/2006 | Città: TARANTO | Età: 33 | Sesso: Maschile | Handler | New Star | Antonio Fargas | |
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20/10/2006 00:21 | |
Ormai le prime gocce d’acqua cadevano leggiadre sul terreno, le strade erano ormai desolate e le ragazze dal fisico statuario, di solito adornate da abiti succinti, vestivano con lunghi pantaloni e giacche, facendo risaltare ancora di più agli occhi di un Giamaicano la malinconia della fine dell’estate. Ormai era proprio finita, nonostante le giornate soleggiate si fossero protratte fino agli inizi di ottobre, ormai le strade risultavano sempre più spoglie, il dolce rumore dei bambini che giocano a pallone felici non c’è più, adesso sono tutti chiusi in casa, chi nella propria, chi in quella altrui.
Questo era lo scarno panorama che si dipingeva al di fuori del locale di Rhau, Antonio come solo i più stretti amici avevano l’onore di chiamarlo, all’interno però tutt’altra visione, uomini che si divertivano, donne che ballavano, ed i soliti problemi che affollavano la sua mente. Anche se ora solo la malinconia aveva la prevalenza, ed in questi casi non sapeva dove rifugiarsi, non avendo nessuno con cui confidarsi, con cui aprirsi.
Sulla sua scrivania però c’era un foglio, e di fianco una penna.
E se…
“E’ vero, non so cosa scrivere, ma mi sento in vena, perché no, d’altronde non ho nient’altro da fare, oltre che cazzeggiare su un divano a vedere la televisione, sempre la solita solfa, sempre i soliti programmi pieni di inutili parole insensate, finzione nelle storie, finzione nei sentimenti, è tutto finto. Certo, ci sono tipi e tipi di finzioni, quelle che fai per lavoro, per dovere, e quelle per attirare gente a volte, pararti il culo in altre circostanze. Io purtroppo devo fingere per tutti e due i motivi, devo fingere praticamente sempre, con chiunque, in ogni circostanza.
Purtroppo ho un lavoro che lo richiede, ed infatti mi ritorna in mente l’ultimo mio lavoro, tanta, troppa finzione, troppe bugie, troppi sentimenti falsati. E’ qualcosa che ti mette a dura prova, devi riuscire a falsificare i tuoi sentimenti con persone che ti ritengono un vero amico, e’ qualcosa di veramente doloroso, la mia coscienza mi richiama all’attenzione, ma il mio cervello mi impone di continuare a fingere inesorabilmente, se io sono qui lo devo a delle persone, e quelle persone vanno ripagate moralmente, hanno creduto in me e mi hanno dato una vita; quindi io devo fingere ad altre persone per ricambiare il favore a coloro che mi hanno salvato dall’oblio. E’ brutto sapere che un tuo coinvolgimento sentimentale con una donna può portarti a distruggere la tua esistenza, devo scegliere se essere un po’ egoista e pensare a te, oppure pensare a tutto ciò che ti circonda sotto un altro punto di vista, razionalmente, tenendo conto di tutte le variabili, proprio come un sistema informatico, devi valutare tutto. Però, a differenza di una macchina, io ho dei sentimenti, ed è in questo caso che entra in gioco la freddezza, la freddezza che mi aiuta a proseguire la mia esistenza, senza distruggerla, anche perché basterebbe un minimo intoppo per farla crollare, più fragile di un castello di carte.
Proprio mentre cercavo di “rubare” qualche piccola informazione da spifferare, davo informazioni sui miei traffici, certo qualcosa di piccolo, ma sempre qualcosa di buono, ora di fatti son diventato qualcuno nel mio quartiere, e li, nella mia casa, sono io che gestisco le cose.
Avevo rapporti umani ma mi sentivo in colpa, tradivo la fiducia per cosa alla fine? Soldi? Favoritismi?
Purtroppo si, per questo io mentivo, io mento tutt’ora, con tutti, per poter proseguire la mia fragile vita. Ormai i mesi passavano veloci, e la finzione mi sembrava sempre più realtà, le persone sempre più familiari, ma ogni tanto mi veniva ricordato che io non facevo parte di quel mondo, io ero solo una pedina che serviva per capire i movimenti dei pesci grossi, uno dei tanti. Uno di questi tanti però era mio amico, ed io dovevo fotterlo per il mio interesse personale, e purtroppo così fui costretto a fare, una decisione non facile, un dubbio che mi viene ogni volta, sempre, ma che mi riporta alla solita decisione di rimanere deciso sui miei passi e proseguire per la stessa strada, incurante dei coinvolgimenti.
Dall’altra parte però, c’era come il risvolto della medaglia, infatti dovevo mentire anche a chi, una volta, mi salvò. Perché? Perché di certo non potevo basare la mia vita su una finzione, su quel lavoro poco decoroso che mi aveva aiutato ad emergere, ed allora mentivo sui miei giri illegali, tanti, ma non troppi, non volevo danneggiare nessuno, volevo solo che quello che mi era mancato prima non mi fosse mancato in futuro, infatti dispongo di tutto, donne, soldi e locali, ed è proprio qui che mi ritrovo a riflettere, a volte, su quel che faccio. Questo è un modo per sfogarmi, scrivere tutti i miei pensieri su un foglio, un pezzo di carta bianco che accoglierà tutta la mia vita ed i miei problemi, come questo.
Continuare a mentire per vivere o non vivere per non mentire?
Francamente? Per ora, la prima, vie di mezzo adesso non c’è ne sono, cambiamenti all’orizzonte neanche, la mia vita resterà così, immersa nella menzogna ed affidata al fato, al destino.”
Purtroppo, per il momento, l’unica persona con cui poteva confidarsi era sé stesso e chissà se troverà delle risposte ai suoi interrogativi, ora però, una sola cosa è certa.
E’ ora di mettere nel cassetto quel foglio e aprire quella cazzo di porta, è mezz’ora che stanno bussando…
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